23-02-2017 Chi si è "perso" nel web si rilegga McLuhan...

L'eternità dei profeti si misura sull'immarcescibilità delle loro teorie, che fa sì che esse aderiscano come un guanto al mutare dei tempi. Così è per Marshall McLuhan: basta cambiare la chiave di lettura delle sue teorie e rieccolo attagliarsi ai tempi e ai fenomeni sociologici e massmediali con una sua lettura originale. Una conferma sta nel libro di Alberto Contri Mc Luhan non abita più qui? I nuovi scenari della comunicazione nell'era della costante attenzione parziale (Bollati Boringhieri, 2017),dove la pietra d'angolo sta tutta in quel punto interrogativo "birichino" che apre molte possibilità, sullo stile della Sibilla cumana (Ibis, redibis etc).

Il libro ha esordito dinanzi ad una platea costituita dall'intellighenzia milanese lo scorso 16 febbraio, al Centro Culturale di Milano con un vero "panel de roi", costituito, oltre che dall'autore e dal prefatore Derrick de Kerckhove, allievo ed esegeta di McLuhan, anche da Antonio Calabrò (vicepresidente di Assolombarda e direttore della Fondazione Pirelli), Ferruccio de Bortoli (editorialista del Corriere della Sera e presidente della casa editrice Longanesi), Edoardo Fleischner (docente di comunicazione crossmediale nell'Università Statale di Milano) e Vicki Gitto (Group Executive Creative Director Young & Rubicam Brands e presidente dell'Art Director's Club Italia). Insomma, il libro è stato radiografato in molte delle sue declinazioni, che erano davvero tante, avendo affrontato tutte, ma proprio tutte le sfumature (ne hanno contate una trentina, purtroppo non cinquanta!) dell'evoluzione del comunicare umano, dalla nascita del linguaggio (i primi uomini, secondo Contri, parlavano come i Minions…) fino a Internet, i social media e le nuove frontiere che attualmente si stanno svelando.

Derrick de Kerckhove, da quel fuoriclasse che è — d'altronde bisognava avere davvero una o più marce in più per star dietro al "cervello" di McLuhan) — ha tracciato un affresco di fondo, identificando nell'elettricità il soffio divino dell'espansione economica e culturale dell'umanità.

Edoardo Fleischner ci ha portati a riflettere sui jeux de l'esprit che può fare uno studente di comunicazione crossmediale (i suoi, ad esempio), di fronte ad un'enigmatica e ostica articolessa di diecimila battute sulle turbolenze finanziarie internazionali de Il Sole 24 Ore (è passato di mente al relatore che tre sedie più in là c'era Ferruccio de Bortoli che, del Sole è il rimpianto direttore), delle quali è assolutamente a digiuno. Ebbene, grazie alla guida di un docente "avvertito" ne possono uscire ben 21 forme di comunicazione, dalla più semplice sintesi (per il sollievo di un affannato lettore), fino a un tweet, passando da uno status di Facebook e persino una fiction tv (Il mistero dello spread asiatico?).

Il nostro Virgilio, Alberto Contri, dall'alto della sua esperienza, ha stigmatizzato come la genesi delle campagne pubblicitarie ormai insegua la superficialità, avendo perso le agenzie il proprio imprinting di bottega rinascimentale. Dalle parole di Vicky Gitto un po' di autodafé in tal senso è emerso, quando, con contrizione, ha riconosciuto che il mondo diventato digitale impedisce una fermata di riflessione. Nel presentare Antonio Calabrò, l'autore del libro lo ha definito onnivoro riconoscitore di perle librarie e recensore domenicale in quel luogo di puro cazzeggio che è generalmente Facebook. Insomma, colui che, con la sua maturità, riesce a cucire la finezza "antica" della cultura con la modernità distratta del social più in voga. Ed è stato perla fra le perle anche l'intervento di Calabrò, che ha esordito riconoscendo l'eccellenza del glossario in fondo al libro, utile a sconfiggere le vecchie abitudini del potere a usare la cortina fumogena dei paroloni per indorare concetti altrimenti semplicissimi.
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